14 ottobre 2010
Rischi ERGONOMICI: il metodo OCRA, il metodo NIOSH e “gli altri” a confronto, abbiamo possibilità di scelta?
L’Università di Modena e Reggio Emilia, tramite il Prof. Fabrizio Gobba (Cattedra di Medicina del Lavoro e Direttore Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro) ha organizzato un ciclo di seminari dedicati ai Medici Competenti dal titolo “Le patologie muscolo-scheletriche lavoro correlate. Il ruolo del Medico Competente: valutazione del rischio,sorveglianza sanitaria, gestione dei casi”.
Il ciclo di 5 incontri a cadenza mensile si stanno tenendo presso l’Aula Magna Pietro Manodori dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, presso la Ex Caserma Zucchi in Viale Allegri 9, nel centro storico di Reggio Emilia. Il link al programma lo trovate qui.
Il primo incontro si è tenuto il 15 settembre, ha avuto un notevole riscontro (erano presenti circa duecento Medici Competenti) e sono stati trattati i possibili metodi di Valutazione dei rischi Ergonomici correlabili con il rischio muscolo scheletrico e cioè “movimenti ripetitivi” e movimentazione manuale dei carichi”.
L’Unità di Ricerca EPM è stata interpellata per presentare il metodo OCRA per il rischio da movimenti ripetitivi e il metodo NIOSH per la movimentazione manuale dei carichi e io ed il mio collega Cerbai siamo stati inviati dalla Dott. Colombini per esporre in poco più di un’ora i due metodi.
Successivamente alla nostra esposizione è intervenuta la Dott. Edda Capodaglio della Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS – Istituto Scientifico di Pavia che ha presentato “gli altri metodi” Strain Index, Rula, Reba, HAL, ecc. ecc..
Al termine dell’incontro, durante il dibattito, le domande più ricorrenti erano riferite all’elevato numero di metodi e all’imbarazzo della scelta. Ovviamente è stato richiesto quale metodo, in funzione del rischio da valutare doveva essere utilizzato.
Una domanda come questa conferma la notevole “confusione” presente sia tra gli addetti del Servizio di Prevenzione delle aziende che da parte dei medici in questo variegato mondo della Valutazione dei Rischi Ergonomici che ha bisogno di alcune precisazioni e di un’affermazione radicale non ci sono scelte da fare, è tutto già definito nelle Norme Internazionali.
E’ notevole la differenza tra la individuazione del rischio, considerato screening di primo livello, e la Valutazione del Rischio vera e propria, considerato secondo e terzo livello di approfondimento. Tutti i metodi presenti e pubblicati nel trascorrere degli anni sono adeguati per un’analisi di primo livello, in funzione di ciò che si vuole ricercare.
L’OWAS per esempio esegue una buona analisi dei differenti segmenti corporei e dà un output quantitativo all’analisi delle posture al corpo intero, il RULA definisce un indice di rischio quantitativo per gli arti superiori, ma considerando come variabili solamente le posture statiche e dinamiche e l’utilizzo di forza e frequenza d’azione.
Anche lo Strain Index con un metodo semiquantitativo, sempre per l’arto superiore, definisce l’entità di alcune variabili definendo però lo “sforzo” in maniera un po’ grossolana e non dimenticando che (anche se ora è stato aggiornato) era nato per identificare solamente la correlazione con il tunnel carpale.
Ora è chiaro che occorre avere un riferimento più concreto, uniforme, internazionale. Questo riferimento è dato dalle Norme. Come cita l’art.2 del D.Lgs 81/08 le Norme Internazionali sono il principale riferimento e contengono i metodi da utilizzare per le analisi (primo livello) e le valutazioni (secondo e terzo livello). Le Norme da utilizzare sono indicate chiaramente nell’allegato XXXIII “RIFERIMENTI A NORME TECNICHE Le norme tecniche della serie ISO 11228 (parti 1-2-3) relative alle attività di movimentazione manuale (sollevamento, trasporto, traino, spinta, movimentazione di carichi leggeri ad alta frequenza) sono da considerarsi tra quelle previste all’articolo 168, comma 3.
E cosa dicono le ISO 11228 parte 1?
Che Per la Movimentazione Manuale dei Carichi il metodo da utilizzate è Quello pubblicato agli inizi degli anni ’90 dal NIOSH e integralmente inserito nelle ISO 11228-1 e nelle EN 1005-2. Non esiste al giorno d’oggi un altro metodo che identifichi il rischio della colona vertebrale.
Qualche tempo fa ho sentito un’ affermazione del tipo – “Ma non si usa solo il NIOSH per la Movimentazione dei Carichi” si effettua la valutazione con tre/quattro metodi differenti e si fa una “media dei valori ottenuti” – . Probabilmente il Funzionario che ha fatto una affermazione di questo tipo non sapeva di cosa stava parlando!
Infine il rischio da Movimenti Ripetuti. In questo caso effettivamente i metodi sono più di uno, ma se li andiamo ad analizzare tutti sono carenti di qualche variabile. Il rischio multifattoriale infatti necessita della quantificazione dell’uso di forza, delle frequenze delle azioni tecniche, delle posture incongrue di tutti i distretti degli arti superiori, della durata e collocazione dei tempi di recupero e dei fattori complementari di rischio. Solamente il metodo OCRA analizza tutti questi fattori e li unisce in un unico valore.
Chi lo dice?
Se leggiamo la Norma ISO 11228 parte terza “Ergonomics — Manual handling — Handling of low loads at high frequency” al punto 4.2.3.2.1, cita (tradotto dall’inglese ovviamente):
4.2.3.2.1 Criteri generali Per la valutazione del rischio dettagliata, il metodo preferenziale è l’OCRA (azione ripetitiva professionale) (vedere punto 4.2.3.2.2). È consigliato per le finalità specifiche di questa parte della ISO 11228 perché, data la conoscenza al momento della pubblicazione, considera tutti i fattori di rischio pertinenti, è applicabile anche a “incarichi multicompito” e fornisce criteri – basati su estesi dati epidemiologici — per la previsione dell’insorgenza di UL-WMSD (disordini muscolo- scheletrici correlati al lavoro degli arti superiori) nelle popolazioni lavorative esposte.
Credo non ci sia niente da aggiungere e che tutti i dubbi debbano dissolversi ……
Scritto il 7-11-2010 alle ore 12:54
carichi di lavoro!! sapete quanto peso puo’ essere sopportato e movimentato ,premettendo che ho 53 anni e sollevo manualmente ,li posiziono isn una morsa li completo ,riprendo lo stesso e lo posiziono in un cassone con dei disagi notevoli sia alle braccia che alla schiena . ps il pezzo pesa circa 12kg.e nella giornata sono 208……..graziella
Scritto il 16-11-2010 alle ore 00:45
Salve Graziella, come al solito sono lento nelle risposte, non me ne voglia. La sua domanda, così come lei l’ha formulata la deve porre al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione della sua Azienda, o direttametne o indirettamente tramite i Rappresentandi dei Lavoratori per la Sicurezza. Ogni postazione che prevede sollevamento dei carichi, per legge, deve essere oggetto di valutazione e verifica da parte del Datore di Lavoro. Comunque, purtroppo, i dati che lei mi comunica non sono sufficenti per effettuare una “valutazione a distanza” e quindi non sarei in grado di darle risposta adeguata.
Scritto il 11-4-2012 alle ore 12:52
Buongiorno Marco, sono un tecnico della prevenzione che si occupa di valutazioni rischi movimentazione manuale carichi. C’è un’azienda che mi chiede se è possibile avere dati, studi o altro che metta in evidenza i danni rispetto ad indici NIOSH superiori ad 1. Vorrei chiederti inoltre l’efficacia e l’utilità del metodo semplificato. Grazie Alessandra
Scritto il 12-4-2012 alle ore 23:06
Per quanto riguarda la correlazione danno/indice esiste una bubblicazione di Tom Waters del 1999. Il risultato è relativamente grossolano, in pratica è un istogramma con valori di IS inferiori a 1, fino a 2, fino a 3 e oltre a 3 che hanno correlati valori sempre crescenti di patologie al rachide.
Se puoi aspettare due/tre anni è in atto uno studio EPM coordinato da Marco Cerbai e da me per raccogliere 2.000 valutazioni di postazioni MMC e 2.000 visite a lavoratori e determinare una retta di regressione matematicamente e statisticamente rappresentativa, come a suo tempo fu fatto con l’indice OCRA.
Per il secondo quesito vorrei risponderti in questo modo: esiste il metodo NIOSH per il calcolo dell’indice di Sollevamento di un compito semplice ampliato con una formula validata per i compiti multipli.
I compiti semplici esistono solo nelle fabbriche del Paradiso, la realtà è il compito multiplo.
(qualcuno dice il contario, vorrei che provasse a smentirmi su questo blog).
La formula matematicamente ha dei limiti definiti dal rapporto tra frequenza in atti al minuto e numero di sollevamenti del compito multiplo.
E’ necessario quindi definire per ogni variabile i valori effettivamente efficaci per la determinazione dell’Indice di Sollevamento. Questa determinazione deve avere una logica omogenea indipende da chi esegue il calcolo.
Non esiste un metodo approssimato, ma un metodo che propone raggruppamenti e classificazioni eseguite tramite priorità oggettive determinate in maniera univoca. Il tutto è stato analizzato ed approvato anche da Tom Waters (l’inventore della formula originale) che ha correto alcuni calcoli.
Oggi con questi raggruppamenti possiamo determinare con una approssimanzione molto bassa l’Indice di Sollevamento di compiti complessi come il magazziniere o il water spider di una fabbrica.
Per compiti multipli (in geometrie e pesi differenti) non ci sono alternatve possibili, tranne raggruppamenti delle varibili con metodologie e responsabilità soggettive da parte del valutatore che esegue il calcolo.
Non so se sono stato chiaro. Spero di sì.
Marco
Scritto il 13-12-2012 alle ore 15:29
sono un operatore generico cat.a sono stato riconosciuto idoneo alla qualifica di appartenenza con esclusione
attivita comportanti un indice di richio da movimentazione manuale di carichi superiore ad1 secondo metodo niosh
attivita comportanti un indice di rischio da movimentazione ripetitivi arti superiori maggiore a7.5 seconto metodo ocra. sorveglianza sanitaria queste limitazioni sono compatibili a svolgere l,,attivita di raccolta differenziata porta a porta visto che il medico competente aziendale con nota scritta del parere della sorveglianza sanitaria si esprime per la mansione nella disposizione di servizio che non vengano superati i livelli di rischio di 1secondo il metodo nioshprevisto dalla norma iso11228-1 e di 7,5 secondo il metodo ocra previsto dalla norma iso 11228-3
per quanto sopra si ritiene di avere ottemperato alle indicazione di legge.
vorrei capire se e stato usato il metodo giusto e con quale criterio visto che si esprime che non li supero secondo il medico competente e posso fare lattivita lavorativa raccolta differenziata poeta a porta cordiali saluti aspetto un vostro chiarimento.
Scritto il 13-12-2012 alle ore 15:31
sono carmelo quanto sopra aspetto suoi chiarimenti grazie.
Scritto il 30-1-2013 alle ore 10:25
Salve Carmelo, so perfettamente che aspettavate una risposta alle vostre domande, un blog è fatto anche per “fare girare” le opinioni e le richieste.
Come ho già risposto a Graziella, NON posso dare una risposta personale a condizioni lavorative esposte nel blog, perchè il modo “giusto” per affrontare queste cose è quello del documento di Valutazione del Rischio imposto dalla Legge.
I metodi che lei cita sono quelli riconosciuti a livello internazionale e quindi, se utilizati dalla sua Azienda per eseguire la Valutazione delle mansioni presenti, corretti.
Lei ha la possibilità, tramite il suo Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, di consultare i documenti prodotti dalla sua Azienda, verificando così se nelle postazioni in cui lei viene collocato, il rischio specifico ha valori uguali o inferiori a quelli indicati dal Medico Competente.
Scritto il 16-10-2013 alle ore 14:26
Salve Marco, molte delle operazioni di movimentazione manuale dei carichi prevedono nell’ordine:
1. sollevamento del carico
2. trasporto del carico
3. deposito del carico.
Per le fasi di sollevamento e deposito ci si può tranquillamente riferire al metodo Niosh, ma la fase di trasporto, come può essere valutata?
Scritto il 17-10-2013 alle ore 09:35
Effettivamente la formula del NIOSH ci dà la possibilità del calcolo per il solo rischio di sollevamento.
Per quanto riguarda il trasporto sussistono due indicazioni metodologiche: la prima è relativa alle tabelle di snook e ciriello del 1991, oltre alle tabelle psicofisiche di traino e spinta sono presnti anche le tabelle di trasporto. Le variabili contenute sono: altezza delle mani da terra durante il trasporto, genere dell’operatore, frequenza e lunghezza dei percorsi di trasporto. Si ottengono così i pesi massimi trasportabili nella combinazioni delle variabili citate.
Meno selettiva, ma forse più pratica è invece la tabella di trasporto contenuta nella ISO 11228 parte 1 (seconda possibilità di determinazione del rischio di trasporto), che ha proprio come titolo: Manual handling part1 – Lifting and carrying. Si parla in norma di “massa cumulata relativamente alla distanza percorsa” non sussiste quindi un peso limite (già definito dal rischio di sollevamento), ma un peso massimo cumulato che è funzione della lunghezza del percorso e della sua frequenza di accadimento. Questo peso cumulato ha tre limiti definiti: kg/minuto – kg/ora – kg/giorno.
Scritto il 17-1-2014 alle ore 09:46
Sono un tecnico della prevenzione ed ho molte perplessità circa il metodo Niosh soprattutto quando si deve valutare sollevamenti fatti con frequenza molto bassa (es. un sollevamento ogni ora). il metodo prevede una frequenza minima di un sollevamento ogni 5 minuti e pertanto anche per carichi tutto sommato modesti (es. 15 kg.) viene un risultato eccessivamente limitante.
che ne pensate?
Scritto il 2-10-2014 alle ore 08:48
Ciao Marco,
un’azienda dove ho valutato il rischio movimenti ripetuti arti superiori nell’operazione di inserimento connettori in una barra, mi chiede di valutare il massimo sforzo in kg che il singolo operatore può tollerare nel compiere l’azione e quindi valutare il rischio
la scala di borg mi consente di dare una risposta qualitativa sulla percezione dello sforzo.
Come posso procedere? posso misurare, ma la valutazione del rischio successiva? esistono norme tecniche o riferimenti in proposito? Grazie
Scritto il 7-10-2014 alle ore 08:33
Con il mio solito ritardo provo a risponderti.
La scala di Borg utilizzata nell’indice OCRA è impostata su 10 livelli, ce ne sono ache con un numero di livelli superiore, ma rimangono sempre valutazioni soggettive, funzione del giudizio dell’operatore.
La misura della forza però è anche oggetto analisi e metodologia valutativa in una Norma Europea specifica della famiglia delle EN 1005. La EN 1005 parte 3 tratta proprio l’uso di forza durante l’attività lavorativa presso macchine. E’ una Norma un po’ ostica e notevolmente protettiva perchè prende come valori di riferimento la forza isometrica del 15° percentile della popolazione lavorativa, ma sarebbe/è la norma che tutti i progettisti di macchine devono seguire per dichiarare conforme alla Direttiva Macchine le loro realizzazioni. Noi come EPM insegnamo il suo contenuto e uso applicativo nel corso A4 di Progettazione ergonomica dei posti di lavoro.